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L'ULTIMA CENA

 

Il figurativo astratto di CARLO FRISARDI

 

a cura di Francesca Barbi Marinetti

ufficio stampa Emilio Sturla Furnò

 

 

Inaugurazione:

Giovedì 22 Settembre 2011 – ore 18.00
dal 23 Settembre al 22 Ottobre
Il Margutta RistorArte
Via Margutta, 118 – Roma

 

L’appuntamento con l’arte de Il Margutta RistorArte, oramai atteso dai romani, col finire dell’estate vanta la presenza di una firma illustre, quella del maestro Carlo Frisardi, di cui si espongono una ventina di tele e tavole dipinte ad olio di medio e grande formato dal 22 settembre al 23 ottobre 2011.
La scelta di Frisardi è un figurativo permeato dalla ricerca del segno a partire dalla lezione dei grandi maestri del Novecento, compresi quelli dell’astrattismo. Allievo di artisti importanti come Fazzini, Cordio e Guccione, Frisardi dà inizio alla sua attività molto giovane alla fine degli anni Sessanta e acquisce notorietà a partire dagli anni Ottanta.
“Quando lavoro ai miei quadri penso più ad un maestro come Fontana – afferma - e pensando a Fontana mi domando cosa c’è ancora da dire con l’arte”. Le sue figure prevalentemente femminili sono icone, divinità protettrici dell’ultimo anelito di una ricerca millenaria attuata con i colori sulla materia. Nel suo lungo percorso l’artista si è sentito sul confine ultimo di una trasformazione che impone l’interrogarsi su quanto ancora resta da comunicare attraverso la pittura. Quella del figurativo è una scelta apparentemente contraddittoria, perché è un figurativo che preme per incontrare la cifra essenziale di un certo astrattismo. Sfugge la definizione della forma in senso accademico a favore di una liberante incompiutezza.
L’opera per Frisardi non si rivela mai del tutto. Lui stesso convive con la sua arte nell’ascolto, e rivisita le dimore del proprio percorso d’indagine con l’apertura di chi non si arrende nel voler cogliere l’incanto e la bellezza che aleggia attorno alle cose del mondo. Sono opere senza tempo, che evocano una memoria lontana portatrice dell’embrione di un messaggio che attende di compiersi agli occhi della contemporaneità.
Le rappresentazioni sono prevalentemente ambientate au dehors. Le figure sono esposte, immerse in un angolo di universo spersonalizzato in cui l’attesa sconfina in uno stato contemplativo.
La meditazione è sempre pervasa da un anelito vitale, un fremito che dà respiro anche all’attimo più assorto, una folata che muove l’atmosfera sfocata e impastata di polvere e luce, che accarezza e scompiglia vesti e capelli, che reclina volti bagnati d’ombra.
L’eleganza eterea di certe figure, che ricordano l’arte di Modigliani classica e voluttuosa, si sfalda e la materia pittorica di una densità rarefatta permette talvolta la rimanenza di figure rimosse, come un’ombra, un alter ego, un residuo evanescente con cui condividere l’incanto attraverso un sussurro, una presenza trasparente che compenetra in un dialogo segreto figure dal segno più definito.
La classicità del tratto entra in tensione rapportandosi a pochi ma precisi oggetti che popolano l’universo di Frisardi: la vespa, il più delle volte ferma, che si alterna a sedie e panchine, bordi piscina come piccolo crogiolo quando manca l’immensità del mare, spiagge, ampie terrazze, prati in fiore.
Anche la nudità dei corpi è un ulteriore segno di avvicinamento all’essenzialità del contatto. Essa è intima, casta e senza difese nella predisposizione naturale a farsi investire di senso. Frisardi ama cogliere il momento in cui il corpo si disvela facendo scivolare via gli abiti o parti di essi (una spallina, un sandalo), e succede talvolta che la postura antica e poetica dei corpi esposti alla luce e all’aria venga segnata da elementi di modernità, come ad esempio la presenza di una lattina di Coca Cola.  _____________presenza di una lattina di  Cola.      

 

 

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